L’equilibrio di una coppia è un concetto molto complesso
che tiene conto di molti fattori, contestuali, personali,
relazionali, temporali e può essere meglio compreso in
funzione della variabile “noi”
(ovvero le energie messe in campo complessivamente dalla
coppia nell’arco del tempo) più che della
variabile “io” (ovvero le energie messe in
campo dal singolo individuo).
Nel corso del tempo la
serenità di una coppia può essere minata da eventi di varia
natura e, quando prevalgono quelli dolorosi, può capitare
che, se da una parte essi contribuiscano a rafforzare il
legame per il fatto di averli affrontati insieme; dall'altra
rappresentano delle prove faticose che possono
sovraccaricare la relazione e facilitare la presenza di
momenti di tensione e criticità, a discapito di momenti più
distensivi e situazioni più leggere.
A
volte può succedere che i due partners, per motivi
caratteriali, familiari o per non pesare ulteriormente
sull’altro, elaborino questi accadimenti in modo molto
diverso tra loro due, contribuendo involontariamente a
creare delle distanze reciproche, per quanto non venga fatto
intenzionalmente.
L'equilibrio,
per definizione, prevede una continua oscillazione, una
naturale fluttuazione necessaria ad un riassestamento del
proprio corpo nello spazio, allo stesso modo,
nelle relazioni di coppia, la ricerca dell’equilibrio
prevede una costante riorganizzazione in funzione degli
ostacoli incontrati, sia interni che esterni al rapporto.
La stabilità del
legame consiste proprio in questo
continuo riadattamento, questa flessibilità di ruoli che
permette alla coppia di funzionare, nonostante le
difficoltà, in modo efficace affinché le forze e i
contributi dei partners si compensino intercambiandosi,
in funzione di un bilancio complessivo, e non solo
individuale, delle energie messe in campo.
La
stabilità di coppia è in realtà un concetto dinamico perché
prevede un’alternanza di ruoli che, oltre ad essere
intercambiabili, perseguono la reciprocità e quindi un
costante scambio con la persona con cui voglio stabilire
reciprocità, un attento ma spontaneo monitoraggio della
relazione che indica come adattare il proprio ruolo ai
cambiamenti e alle incombenze senza snaturare la persona, ma
solamente adattando la funzione della persona.
A
volte invece si confonde la stabilità di una coppia con la
rigidità dei ruoli
che, di contro, implica immobilismo e povertà di
stimoli, conducendo verso la staticità più che verso la
stabilità e soprattutto verso una distanza sempre più
difficile da colmare. Ad esempio in questi
casi la coppia potrebbe pensare che sia sempre uno dei due
ad essere quello “forte”, o “affidabile”, o “bisognoso”, o
“imprevedibile”…… Restare imprigionati in queste “etichette”
può risultare poco salutare non solo per la coppia, ma
soprattutto per la persona .
Se da una parte infatti
questa specie di “armatura” rigida e stretta potrebbe
assolvere ad una funzione difensiva e protettiva di alcune
parti di noi, dall’altra potrebbe risultare soffocante,
inibente e limitante, impedendo ad ognuno di portare alla
luce alcuni aspetti, bisogni ed esigenze propri e di
esprimersi nella propria completezza e complessità.
Si potrebbe dire quindi che:
- la flessibilità dei ruoli può portare alla stabilità di coppia e al dinamismo in quanto permette l’intercambiabilità e lo scambio conoscitivo ed evolutivo,
- la rigidità dei ruoli può portare alla rigidità di coppia e all’immobilismo perché è povera di confronti, di stimoli e limita notevolmente la libertà di espressione.
All'interno
di una relazione di coppia può capitare che, gli eventi
personali o interpersonali di ognuno, possano minare
maggiormente l’equilibrio dell'uno più che dell'altro
partner, generando in colui che è più colpito una sorta di
disorientamento e una chiara fatica a camminare verso
l'altro, rischiando di fare meno strada nell' andargli
incontro o nel perseguire il progetto comune.
I
motivi possono essere molteplici: stanchezza, stress, dubbi,
incertezze, disagio nella relazione, un resoconto sulla
propria esistenza, il peso di eventi dolorosi, un senso di
fallimento percepito esteso a particolari aree della propria
vita, il passaggio ad una nuova fase della relazione (per
esempio dal fidanzamento alla convivenza, dalla convivenza
al matrimonio, dall’essere coniugi all’essere genitori….).
Quando accade questo, il partner in quel momento più
forte può optare per due soluzioni: 1) o continuare a
camminare verso l'altro, magari con passi più lunghi e più
veloci in quanto si è reso conto che l’altro è in
difficoltà; 2) o fermarsi perché stanco di andare verso
l’altro che arranca e perché potrebbe non reputare giusto
fare il doppio della strada e il doppio della fatica per
coprire le distanze createsi.
Può capitare spesso
nella vita di coppia che, in alcuni momenti, uno dei due sia
più fragile e possa aver bisogno di più collaborazione e più
sostegno del solito, purché sia per un periodo limitato nel
tempo.
Spesso si tratta di momenti
circoscritti, terminati i quali i ruoli si riequilibrano e
si riallineano. Se invece questa situazione si cronicizza e
persiste a lungo , allora la relazione potrebbe diventare
molto sbilanciata e poco gratificante per entrambi:
chi chiede sempre aiuto potrebbe cominciare a sperimentare
un forte senso di inadeguatezza e incapacità; chi fornisce
sempre aiuto potrebbe sentirsi appesantito da questa
funzione a senso unico e ognuno si ritroverebbe ingabbiato
in un ruolo rigido e statico, in uno stato di inerzia
devitalizzante come avviene in alcune coppie che
attraversano una depressione di uno o entrambi i partners.
La consapevolezza che, nonostante le difficoltà, l’altro
partner sta facendo quanto gli è possibile, anche se non
eguaglia il nostro sforzo, ci consente di affrontare la
quantità di strada in più con meno insofferenza e
intolleranza verso i comportamenti dell’altro, perché
siamo mossi dalla fiducia nell’altro e nella sua
volontà di continuare a venire verso di noi e seguire gli
obiettivi condivisi, seppur con un passo più provato.
Fiducia che non è utile misurare quantificando i gesti
dell’altro, ma valutando il significato che lo sforzo del
partner ha per lui e per noi: egli potrebbe stare a lavorare
al massimo delle sue possibilità, anche se, in questi
momenti specifici e contestuali della vita di coppia, le
possibilità di uno potrebbero non equivalere alle
possibilità dell’altro.
Riconoscendo il valore dei
tentativi dell’altro, il partner in quel momento più solido
assolverà alla funzione di facilitatore della relazione
senza sentirsi appesantito dalle zavorre della
recriminazione o del rancore perché sarà consapevole che, se
egli stesso dovesse necessitare in futuro di questo tipo di
aiuto, potrà goderne senza che l’altro, a sua volta, si
senta sovraccaricato in quanto è funzionale che, nelle
coppie, ci sia intercambiabilità di ruoli.
Riuscire
ad accettare le fragilità dell’altro e non temere di
esprimere le proprie, permette di costruire un legame di
coppia profondo su cui poter fondare anche un progetto più
articolato che includa, per esempio, la genitorialità e la
crescita dei figli.
Naturalmente questa
fiducia nell’altro e nella coppia si riveste di senso quando
c’è reciprocità all’interno della relazione e quando questo
momentaneo sbilanciamento non diventa uno stato cronico e
immodificabile.
Una
coppia stabile e flessibile riesce a fronteggiare il
presente e getta delle solide basi per il futuro ma è pur
vero che, una coppia in cui l’equilibrio è
vacillante, si trova di fronte ad un’ottima opportunità per
consolidare e rielaborare le modalità di raggiungere un
equilibrio più appagante: oscillare o “tentennare” in coppia
è una valida premessa per lavorare sugli aspetti più
fluttuanti della coppia e del legame e il
contesto migliore in cui i partners possano imparare a
“bilanciarsi”.
La terapia di coppia permette a
entrambi di ricalibrarsi e rimodularsi in funzione delle
esigenze presenti, degli ostacoli passati e degli obiettivi
futuri.
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