La comunicazione alla base della relazione di coppia
Sempre più persone chiedono una terapia a causa di problemi di
comunicazione nella loro vita di coppia, problemi che spesso
generano malintesi, litigi, conflittualità di coppia e un
progressivo allontanamento reciproco.
Le persone
vengono in terapia con la consapevolezza che manca qualcosa
di importante nella loro relazione: un collante, una
componente che li aiuti a ricostruire la dimensione
dell’intimità e della comprensione. A volte capita che un
partner, dopo svariati tentativi, reputi ormai inutile
continuare a cercare uno spazio di confronto con l’altro e
si distacchi sempre di più, evitando i momenti di
condivisione, sviluppando una sorta di “istinto di
sopravvivenza” che lo porta a puntare, suo malgrado, solo
sulle proprie forze, sulle proprie risorse, come se l’altro
fosse ormai superfluo anzi, solamente fonte di dispiacere in
quanto non riesce a comprendere i bisogni di chi gli sta
vicino. Ognuno dei due si costruisce una nicchia appartata
in cui vive in solitudine, separato dall’altro ma ancora
ufficialmente insieme, senza un vero dialogo, senza uno
scambio autentico.
vignetta di Alfredo Chiappori
Lo spazio della coppia
Generalmente, all’inizio di un
rapporto, durante la fase dell' innamoramento, ognuno sembra
particolarmente disposto a parlare e ad ascoltare, a farsi
conoscere e a voler conoscere l’altro, in modo più spontaneo
e naturale. Lo spazio che la coppia si ritaglia per
affrontare la dimensione del “noi” è ricercato con maggior
impegno. Col trascorrere del tempo, questo spazio si riduce
progressivamente, a causa di impegni apparentemente più
incombenti; la comunicazione si fa più essenziale e,
nonostante alcuni partners continuino a comunicare “tra
loro”, comunicano sempre meno “su di loro”, sui loro vissuti
in rapporto con l’altro, sui loro stati d’animo, sui loro
desideri….
Lo "spazio-noi" comincia a diventare più
scarno sia per quantità che per qualità e, a volte, quando
ci si accorge che la condivisione si è notevolmente
ristretta, ci si ritrova talmente disabituati a ricrearla
che dopo i primi tentativi maldestri messi in atto per
correre ai ripari, si rischia di cominciare a rinunciare
all'impresa perché, oltre a sperimentare disagio per
l'assenza di fluidità dei contatti ricercati, si inizia a
constatare che spesso anche il proprio partner è a disagio o
addirittura refrattario ai nostri sforzi.
Il senso di solitudine in coppia
Alcune persone trascorrono anni in questo silenzio e nel
frattempo crescono in solitudine, maturano separatamente
l’uno dall’altro e ogni volta che la loro vita di coppia fa
incrociare i loro percorsi, si riscoprono vicendevolmente
più diversi, scoprono l’altro sempre più distante dalla
persona che era all’ inizio della loro storia, più lontano
dall’idea che uno aveva dell’altro, dalle aspettative e
dalle speranze che alimentavano il desiderio di fare un
percorso di vita insieme e perseguire un progetto comune. Ci
si sente traditi, illusi, delusi, quasi ingannati: si perde
la fiducia nell'altro e nella coppia.
Il
senso di solitudine è alimentato soprattutto dalla
percezione di una profonda diversità riscontrata nell'altro
rispetto a noi stessi, una diversità che
all'inizio della relazione non assumeva questo peso: o non
era vista, o non destava preoccupazione perché si pensava di
poter cambiare l'altro o che egli sarebbe "maturato" nel
tempo. In questa fase iniziale del rapporto si era molto più
colpiti dalle somiglianze con l'altro più che dalle
differenze e le le diversità esistenti potevano venire
interpretate anche come stimoli più che ostacoli.
Se
all'inizio si stava insieme soprattutto grazie alle
somiglianze, col tempo ci si allontana prevalentemente a
causa delle differenze.
La crescita della coppia
Questo accade quando due partners crescono “uno accanto all’altro” ma “non con l’altro”, nel frattempo i loro pensieri si evolvono, il loro mondo interiore si complessifica, le loro esigenze mutano, la loro visione della vita si arricchisce ma la persona che hanno accanto spesso non ne viene messa a conoscenza oppure non vuole più esserne messa a conoscenza e spesso ciò accade proprio perché non c’è più uno “spazio-noi” in cui comunicare questi cambiamenti o essere recettivi a quello che l’altro cerca di comunicarci. Si può incorrere nel rischio di dare per scontato che l’altro sappia cosa generi il nostro piacere o dispiacere, come dovrebbe comportarsi per farci stare bene oppure si può cadere nell’errore di pensare che non ci sia bisogno di comunicare i nostri pensieri, tanto “l’ altro può capirmi anche se non parlo”! Quando ci si rende conto che tutto ciò che noi avevamo supposto non accade e che l’altro non è in grado di comprendere le nostre esigenze, allora subentra un profondo senso di rabbia, frustrazione, delusione perché assumiamo la consapevolezza che l’altro non ci conosce come noi vorremmo e che noi stessi non conosciamo abbastanza la persona che abbiamo vicina: molti gesti sottintesi, finiscono per diventare malintesi.
vignetta di Alfredo Chiappori
La comunicazione utile in coppia
La comunicazione utile ed efficace, all’interno di un rapporto,
presuppone due dimensioni indispensabili:
1)
riuscire ad esprimere le proprie
emozioni, esigenze personali e di coppia in
modo comprensibile per l’altro, sia a livello verbale che
non verbale, attraverso comportamenti e gesti significativi
ed eloquenti;
2)
riuscire a comprendere i bisogni e le emozioni dell'altro
attraverso un atteggiamento di ascolto e osservazione reali,
in assenza di quella dose di pregiudizio che ostacola
l’accettazione sincera del modo di essere dell’altro.
Anche se sembrano essere delle azioni apparentemente
semplici e scontate, in realtà "esprimere" e "comprendere"
presuppongono un grande impegno nel superare i timori di
esporsi (esprimersi) regalando all'altro delle parti di noi
stessi che reputiamo importanti e personali,rendendoci così
più vulnerabili; un grande impegno nel superare l'idea che
il nostro modo di essere e di fare, sia il migliore o
comunque meno sbagliato di quello dell' altro (che infatti
non riusciamo a comprendere).
Il fatto di
"non approvare" una scelta o un atteggiamento dell'altro,
non significa che non lo si possa comprendere, anche perché
spesso il partner non cerca necessariamente il consenso, ma
solo la comprensione, per sentirsi accolto e ascoltato, non
per forza approvato.(Santandrea,2008).
Capita frequentemente che la persona che esprime un bisogno,
un dubbio, un problema partecipandolo all'altro, ottenga una
forma di chiusura immediata da parte dell'interlocutore che
o è avvertito come giudicante, o come perentorio nel
proporre il suo modo di gestire la situazione in questione,
con il risultato che colui che ha esposto il problema si
sente rifiutato non solo per il contenuto di ciò che dice ma
anche perché sente di non essere stato ascoltato e di non
avere avuto uno spazio relazionale di confronto, mentre
colui che ha provato a produrre una soluzione per il
problema dell'altro, sente di non essere stato riconosciuto
nel suo tentativo di aiutare il partner.
Riattivare le risorse comunicative della coppia
Questi aspetti della
comunicazione della coppia non sono semplici da perseguire,
soprattutto perché bisogna mantenere una costante attenzione
alla salute del rapporto attraverso l'interessamento
reciproco, la costruzione di spazi "con-divisi" ma anche
"divisi" affinché ognuno possa "cum-partecipare" insieme
all'altro alla realizzazione di una dimensione di coppia e
allo stesso tempo, quando ce n'è la possibilità, coltivare
dei contesti personali da vivere individualmente al fine di
poter esprimere se stessi sia singolarmente che in coppia.
Quando queste risorse sono dormienti ormai da lungo tempo a
causa delle incombenze quotidiane che complessificano
l'organizzazione delle giornata, a causa di eventi di vita
che hanno portato ad una forma di rinuncia alla possibilità
di un rapporto più appagante o a causa di una forma di
anestesia per quelli aspetti della realtà di coppia poco
gratificanti, oppure quando queste risorse sono state
bloccate da eventi interni o esterni alla coppia che hanno
avuto una valenza emotiva molto forte per uno o entrambi i
partners tanto da squilibrare la loro relazione, a volte è
difficile ristabilire una comunicazione che assicuri un
contatto genuino con la persona amata e spesso rivolgersi ad
un professionista esterno alle dinamiche di coppia, un
terapeuta, può costituire un concreto aiuto per i partners
affinché essi si riapproprino delle loro capacità
comunicative e relazionali e ristabiliscano un rapporto
equilibrato e rispettoso dei vissuti di ognuno.
Ogni
persona, e quindi anche ogni coppia, in sé possiede delle
capacità di autoguarigione che la terapia contribuisce a far
emergere, trasformando "in atto" ciò che già esiste "in
potenza" riorientando quelle energie emozionali che, nei
momenti di crisi, possono invece sfociare in vissuti di
rabbia, paura, incomprensione, solitudine, distacco,
incomunicabilità.
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