La funzione vitale del sonno
Più
di 15 milioni di italiani, tra donne in menopausa e
puerpere, neonati e anziani, turnisti, persone depresse o
ansiose, persone stressate, individui che hanno disturbi
neurologici, malattie organiche o allergie, presentano
disturbi del sonno.
Una buona qualità del sonno
rappresenta un elemento indispensabile al nostro benessere
psicofisico perché costituisce circa un 1/3 della nostra
vita, influenzandone anche l’aspetto sociale, lavorativo,
familiare e soprattutto l’equilibrio del nostro organismo.
La principale funzione del sonno infatti consiste nel
recupero delle energie che il nostro corpo ha utilizzato
durante lo stato di veglia, dovute non solo a sforzi fisici
ma soprattutto mentali.
L’attuale stile di vita promosso
dalla società moderna, sempre più frenetica e proiettata
all’incessante movimento, tende a sottovalutare l’importanza
rivestita dall’azione del dormire, quasi snobbandola perché
associata a pigrizia, stasi, lentezza, improduttività. Già
Esiodo, in passato, aveva definito il sonno “il fratello
della morte”, ad indicare lo stato di torpore e immobilità a
cui era assimilato.
Negli anni ’50 le ricerche sul sonno sono state
influenzate da quelle teorie che lo definivano come un
processo passivo in cui il sistema nervoso centrale cedeva
ad uno stato di inattività, quando la stimolazione
sensoriale diventava insufficiente per tenerlo sveglio.
Il realtà il sonno è enormemente produttivo per il nostro
organismo perché permette al cervello, l’organo che dirige
tutte le funzioni del nostro corpo, di ricarburarsi, di
lavorare in modo lucido ed efficiente.
La deprivazione
del sonno infatti, influenza notevolmente il rendimento
individuale a svantaggio di una buona funzionalità.
Se una persona non dorme a
sufficienza rispetto ai suoi bisogni, il giorno seguente
sarà meno efficiente e se il debito si accumula,
gradualmente questo soggetto potrebbe andare incontro a
sonnolenza costante, malumore, difficoltà a mantenere
l’attenzione vigile, insuccessi lavorativi o sociali.
Senza un equilibrio adeguato tra stati di veglia e stati di
riposo, viene minacciata la possibilità di apprendimento, le
prestazioni lavorative, la serenità personale e
interpersonale, siamo maggiormente predisposti a contrarre
infezioni e malattie, siamo più vulnerabili a nervosismo e
instabilità psichica.
Il Dipartimento della Sanità dello
stato della California condusse uno studio durato 9 anni in
cui si evidenziò che nel 70% dei casi, coloro che
dichiaravano di dormire 6 ore o meno per notte, avevano una
mortalità più alta di coloro che dichiaravano di dormirne 7.
Altri studi confermano la correlazione tra sonno, buona
salute e longevità.
I Disturbi del sonno
Prima di parlare dettagliatamente
dei disturbi del sonno, bisogna tener presente che a volte
le situazioni o i conflitti emotivi irrisolti, possono
ripresentarsi sotto forma di sonno disturbato durante la
notte quando nel buio, in solitudine e non distratti dagli
impegni della giornata, lo stato di coscienza è meno
predisposto a frenare l’emergere di quei contenuti emotivi
ed affettivi che, più o meno consapevolmente, ci danno
pensiero .
I disturbi del sonno vengono suddivisi in
due grandi categorie, le dissonnie e le parassonie:
•
Le DISSONNIE
che comprendono :
1) i disturbi nell’avvio o nel
mantenimento del sonno o insonnie
2) i disturbi da
sonnolenza eccessiva o ipersonnie, come l’apnea nel sonno e
la narcolessia
3) i disturbi del ritmo sonno-veglia.
• Le PARASONNIE
sono una vasta classe di
comportamenti indesiderabili che compaiono esclusivamente o
vengono esacerbati durante il sonno, per
esempio Bruxismo, Enuresi notturna, Pavor nocturnus,
Sindrome da gambe senza riposo, Sonnambulismo e Sonniloquio.
Ne esamineremo alcuni.
L’insonnia
L’insonnia è l’incapacità cronica di beneficiare
qualitativamente e quantitativamente del sonno per mantenere
un comportamento giornaliero funzionale.
L’insonnia rappresenta un disturbo del sonno molto diffuso,
infatti il 30% dei pazienti che lamentano disturbi del
sonno, soffrono proprio di insonnia. Poiché si tratta di un
disturbo che si basa sull’autovalutazione, la percezione di
essere insonni può essere indipendente dalla quantità di ore
dormite.
Essa infatti non dipende soltanto dalla
quantità di riposo sperimentato durante la notte, ma anche
da difficoltà ad addormentarsi, dalla presenza di numerosi
risvegli durante la notte, dal risveglio precoce al mattino.
Da alcuni esami di laboratorio è risultato che individui
che si dichiaravano insonni, dormivano e sognavano
normalmente, ma al mattino riferivano di aver avuto un sonno
disturbato e non riposante. In questi casi si parla di
Pseudoinsonnia o sindrome da errata percezione del sonno.
Essa, oltre a dipendere spesso dalla personale fisiologia
del sonno, può essere influenzata da fattori psicologici
dovuti a stress, tensioni interpersonali, problemi
familiari, traumi, situazioni irrisolte, rabbia, rancori,
stato mentale di ruminazione.
L’insonnia,
nell’85-90% dei casi, si dimostra essere un sintomo
correlato prevalentemente ad ansia, stress e depressione.
A volte il disagio psicologico che sta alla base passa
inosservato e il disturbo del sonno appare come il sintomo
primario, quindi la persona, imputando il disturbo ad una
causa organica, si rivolge al medico ancor prima che allo
psicologo o allo psicoterapeuta. Molto spesso accade che il
medico generico prescriva, ai pazienti depressi, pillole per
dormire anziché farmaci specifici per il trattamento della
depressione, in quanto il disturbo riportato dall’assistito
viene letto come “mancanza di sonno” e non come umore
depresso e ne viene evidenziato soprattutto l’aspetto di
stanchezza, astenia e apatia.
Disturbi del ritmo sonno veglia
L’alternarsi di stati di sonno e stati di veglia e la
qualità delle ore dormite dipendono da due grandi fattori: i
ritmi circadiani e l’equa proporzione tra la quantità di ore
di riposo e l’effettivo fabbisogno dell’organismo.
Il
ritmo circadiano è un ciclo cronologico di 24 ore in cui
l’alternarsi del giorno e della notte produce variazioni nei
parametri vitali, per cui: durante le ore di luce il corpo è
più vitale e attivo, la temperatura interna corporea
aumenta; durante le ore serali subentra una forma di
stanchezza e diminuisce la temperatura interna che raggiunge
il valore più basso tra le due e le cinque del mattino, fase
in cui predomina il freddo, il torpore, il sonno. Gli
stimoli che sincronizzano il ritmo circadiano interno con il
giorno di 24 ore sono costituiti non soltanto dal sole, ma
anche dalle abitudini di lavoro, scandite dai momenti dei
pasti, dagli orologi, dai rumori che caratterizzano
determinate fasi della giornata….
Molte
persone, soprattutto per motivi di lavoro, sono soggette
all’alterazione dei ritmi circadiani per cui,
mentre la loro temperatura interna li spinge ad andare a
letto, il loro cervello impone loro di restare svegli e
questo meccanismo determina una durata del sonno di 2-4 ore
inferiore rispetto ai lavoratori che obbediscono al naturale
bisogno fisiologico del corpo e che lavorano durante le ore
diurne. I lavoratori turnisti subiscono una
grave deprivazione di riposo, che si aggiunge allo stress
dovuto allo sfasamento del ritmo circadiano.
Oltre alla
compromissione del benessere fisico, questa categoria di
lavoratori vede compromessa anche la propria vita sociale in
quanto hanno difficoltà a gestire le attività con gli amici
e, nei casi in cui hanno un coniuge o dei figli, riescono
con fatica ad essere presenti nella vita di coppia e
familiare. La sociologa americana Lynn White ha condotto una
ricerca su 1700 impiegati turnisti evidenziando che,
all’interno di questa categoria di lavoratori, il rischio di
divorzio aumenta del 50% rispetto a coloro che compiono un
lavoro prevalentemente diurno e a turno fisso, statistica da
valutare cautamente ma che denuncia comunque un fenomeno
realmente presente.
Apnea nel sonno
L’apnea del sonno consiste in frequenti e
periodici episodi di blocco del respiro durante il sonno.
Questo disturbo presenta una grande varietà di forme ed è
molto improbabile che rappresenti un problema patologico
unico. In alcuni casi sembra che il passaggio dallo stato di
veglia a quello di sonno, sia accompagnato da una
soppressione repentina dell’attività del centro respiratorio
bulbare che ha come conseguenza l’arresto del diaframma e
dei muscoli intercostali e quindi una fase di apnea di circa
15-30 secondi. Alcune persone si svegliano di soprassalto,
in preda ad una sensazione di improvviso soffocamento che
può ripetersi più volte durante la stessa notte, altre
invece non ricordano nulla e a volte si lamentano di dormire
troppo, ma ciò che accomuna tutti questi pazienti, è la
sensazione di stanchezza che accusano al loro risveglio.
Questo fenomeno può essere più o meno pericoloso a seconda
della fase del sonno in cui si manifesta: quando si presenta
durante il sonno leggero, l’organismo è più veloce nella
reazione di ripresa e riattivazione delle normali modalità
respiratorie; quando si verifica durante la fase REM, la
reazione del corpo è più lenta perché è maggiore lo stato di
rilassamento e più profondo il sonno.
Generalmente è
accompagnata da un rumoroso russare dovuto ad altre
condizioni fisiche come per esempio l’eccesso di peso legato
ad obesità (2/3 della casistica), l’invecchiamento che
comporta un rilassamento fisiologico dei muscoli,
un’alimentazione sregolata, vita sedentaria, uso di alcool,
la dipendenza da fumo…..quindi la prima misura terapeutica
consiste nella perdita di peso e nell’assunzione di uno
stile di vita più sano che si può perseguire anche
avvalendosi di un aiuto psicoterapeutico che, stimolando la
motivazione al cambiamento, individui delle strade
percorribili verso lo status desiderato.
Narcolessia
Il sintomo principale della narcolessia è costituito da
“crisi di sonno invincibile” che si
manifestano durante il giorno e possono durare dai 5 ai 30
minuti. Spesso queste crisi sono improvvise, senza segni
premonitori e in luoghi e contesti inopportuni, a volte
pericolosi per la vita propria e altrui, come quando ci si
trova alla guida di un veicolo. È pur vero che se la persona
cede al sonno in situazioni non pericolose, anziché cercare
di contrastarlo, poi si risveglia riposata.
2) Un altro
sintomo importante manifestato dal paziente narcolettico, è
l’improvvisa perdita del tono muscolare che
provoca una reazione simile allo
svenimento, definita Cataplessia:
la mandibola si abbassa, le braccia si distendono lungo i
fianchi, il capo si inclina in avanti e le ginocchia si
piegano. Generalmente lo stato di cataplessia viene
innescato dalle emozioni come il divertimento, la rabbia,
l’eccitazione.
3) Altro aspetto sintomatico di questo
disturbo è la paralisi durante il sonno.
Si tratta di episodi reversibili di inibizione del tono
muscolare che si verificano quando il soggetto è a letto e
sta attraversando la fase di passaggio dalla veglia al sonno
o viceversa. In pratica, nonostante il soggetto sia
cosciente, non è in grado di compiere il movimento voluto o
di parlare.
4) Anche le allucinazioni
ipnagogiche rappresentano un sintomo tipico
della narcolessia e possono essere sia di tipo visivo che
uditivo. Esse costituiscono la comparsa di percezioni
spontanee ed intrusive rispetto alle quali il soggetto
diviene elemento passivo. Sono percezioni fortemente
sensorializzate della durata di pochi secondi che si
accompagnano all’impressione che il proprio corpo sia in uno
stato di profondo rilassamento. La narcolessia ha una forte
componente familiare e il suo esordio è generalmente
tardivo, relativo alla seconda decade di vita. Questo
disturbo può avere enormi ripercussioni sulla vita sociale e
sul benessere psicofisico della persone e affrontare un
percorso psicoterapeutico che aiuti a gestire le emozioni e
le reazioni conseguenti potrebbe rivelarsi di grande utilità
in quanto la componente emotiva è quella in grado di
scatenare le crisi di sonno invincibile.
Pavor nocturnus
Il pavor nocturnus o “crisi di terrore notturno”
consistono nella presenza di sogni
sconvolgenti sia durante il sonno REM che in quello ad onde
lente e si verificano sia nei bambini che, più raramente,
negli adulti.
Nei bambini accade che, dopo circa 30
minuti dall’addormentamento, il piccolo si metta bruscamente
a sedere sul letto, urlando e tenendo lo sguardo fisso e
immobile su un oggetto immaginario, mentre respira
affannosamente e il suo viso è pallido e coperto di sudore.
Egli sembra refrattario ai tentativi esterni di consolarlo e
resta in questo stato per 2 o 3 minuti, dopodiché il ricordo
del sogno è raro e frammentario e al mattino non ha nessuna
memoria dell’episodio.
Negli
adulti si presenta in una forma diversa e i sintomi
principali di questa crisi sono caratterizzati da ansietà,
oppressione respiratoria e paralisi parziale che si
accompagnano ad una evidente sudorazione, immobilità
dell’espressione facciale, dilatazione della pupille e
difficoltà di respiro.
L’attività onirica riferita non è
ben strutturata ed è legata prevalentemente a sensazioni di
oppressione di cui però, al mattino, non si ha il ricordo.
Queste crisi, che si manifestano durante il sonno ad onde
lente, negli adulti prendono il nome di “incubo” che deriva
il suo significato dal latino “incubare”(giacere sopra) e
che è un termine calzante per indicare la sensazione di
oppressione respiratoria sperimentata.
Questi soggetti
generalmente presentano maggiori livelli di ansia anche
durante il giorno ma gli episodi di terrore notturno
diventano meno frequenti con l’avanzare dell’età. Il fatto
che queste persone manifestino una componente ansiosa anche
nello stato di veglia, durante il giorno, fa ipotizzare che
le crisi notturne possano essere influenzate da fattori
psicologici ed emotivi che si esprimono attraverso questa
modalità disturbante, al di fuori dello stato di coscienza
vigile della persona interessata, ma che possono avere una
grande valenza comunicativa nei casi in cui gli individui
che si trovano in casa vengono coinvolti, in qualche modo,
dall’episodio o per consolare, o per soccorrere o ne vengono
semplicemente importunati.
Sindrome da gambe senza riposo
Questo disturbo interessa la fase
dell’addormentamento e minaccia la qualità del riposo della
persona perché, oltre a provocare un ritardo
nell’addormentamento, genera anche numerosi risvegli durante
la notte in quanto il soggetto avverte un irrequietezza tale
che deve per forza muovere le gambe a causa di formicolio,
prurito, senso di costrizione o semplicemente nervosismo,
apparentemente inspiegabile. Il risultato,al risveglio, è
che la persona si sente stanca e poco riposata.
La sensazione di irrequietezza è alimentata anche dal
fatto che l'allungamento del tempo di veglia notturna genera
naturalmente irritazione e insofferenza.
Spesso questa agitazione può derivare da uno stato d’ansia
diurno, per motivi legati a vari ambiti di vita, dalla sfera
lavorativa a quella familiare e sentimentale, che si
ripercuote sulla qualità del sonno.
Sonnambulismo
Durante
un episodio tipico di sonnambulismo, la persona mentre
dorme, dapprima si mette seduta sul letto, scende dal letto
e comincia a camminare, inizialmente in modo instabile, ad
occhi aperti e con un’espressione vacua in viso, poi il suo
comportamento diventa più articolato perché comincia ad
evitare oggetti, va in bagno, può arrivare a spolverare i
tavoli, mentre resta in uno stato di coscienza tipico del
sonno.
Raramente si riesce ad attrarre l’attenzione del
sonnambulo e, se gli si pongono delle domande, egli risponde
confusamente con monosillabi e, al risveglio, non ha ricordi
chiari sulla sua attività notturna. Il sonnambulismo
generalmente si manifesta nella parte iniziale della notte,
durante il sonno ad onde lente ed è più frequente nei
bambini che negli adulti perché, con l’età, si va incontro
ad una fisiologica riduzione della durata del sonno ad onde
lente.
Sembra esserci una relazione tra sonnambulismo
ed enuresi notturna in quanto alcuni studi hanno dimostrato
che un terzo delle reclute militari che soffriva di enuresi
notturna, aveva avuto una storia personale di sonnambulismo
o qualche familiare che ne aveva sofferto. Spesso il
sonnambulismo, come molti altri disturbi del sonno, è
collegato ad uno stato ansioso profondo tipico della persona
o circoscritto ad un periodo di vita particolarmente
stressante o difficile. A volte il sonnambulismo può essere
legato anche a stili di vita poco salubri che tendono ad
alterare i ritmi sonno-veglia, come per esempio irregolarità
negli orari in cui si va a riposare e ci si sveglia oppure
la dipendenza da alcool.
Terapia dei disturbi del sonno
La psicoterapia costituisce un aiuto fondamentale nella
gestione di queste problematiche soprattutto perché, dalle
ricerche effettuate e dalla casistica clinica, emerge con
chiarezza che, dove non sono presenti cause organiche, i
disturbi del sonno sono spesso una manifestazione
sintomatica di ansia, depressione, tensione (pensiamo al
bruxismo), stress, conflitti emotivi irrisolti.
Invece,
in presenza di condizioni mediche generali che potrebbero
essere alla base del disturbo del sonno, un approccio
integrato che, oltre al trattamento medico, sia coadiuvato
da un percorso psicoterapeutico, tende a fornire risultati
più soddisfacenti perché accompagnati dall’elaborazione
consapevole del disagio di cui si soffre e dalla ricerca di
soluzioni pratiche per riappropriarsi della propria serenità
sia diurna che notturna.
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